Picucci:Tra qualche giorno si chiuderà la partita delle poltrone iniziata qualche mese fa con il rimpasto in giunta.

 C’è da chiedersi perché tra tante professionalità locali si è arrivati nel capoluogo di regione. In verità, personalità locali erano state contattate, ma, probabilmente, conoscendo la situazione hanno preferito declinare l’invito di coinvolgimento.
A proposito, il Sindaco dovrebbe chiedere ai consiglieri e ai dipendenti comunali che idea hanno dei due nuovi assessori napoletani.
E ancora, abbiamo assistito alla mortificazione di consiglieri, non ritenuti "all’altezza" di guidare settori strategici, ma presi in considerazione puntualmente quando si tratta di raccogliere il loro voto e distribuire responsabilità nell’assise, su questioni che hanno già allarmato la Corte dei Conti o sulla vicenda parcheggi.
Poi, abbiamo assistito alla nomina del Presidente dell’AMTS, settore ancora più strategico, riguardo alla quale non si comprende il criterio utilizzato, visto che  non è stato scelto né un manager, né un  politico di esperienza.
Ora ci accingiamo alla scelta del Presidente della GESESA. I rumors danno per certa l’investitura di Marcello Aversano, per il quale va assolutamente trovata una collocazione, mentre di Guerra e Campone nessuno parla più. Forse perché Aversano è stato più bravo degli altri due nella propria veste di assessore? O forse perché va ancora una volta premiata la corrente ex Api per la quale è insufficiente la Presidenza del Consiglio sottratta in extremis a Enrico Castiello?
Alla fine del giro di valzer sentiremo le solite frasi di circostanza e, pertanto, mi permetto di fornire un suggerimento evitare di dire “ripartiamo con maggiore slancio, più forti ed uniti di prima”. L’ultima volta questa frase fu pronunciata all’indomani delle nomine in giunta e dopo qualche giorno ci fu il grande flop con le molte le assenze in consiglio comunale e con la  relativa strigliata del maestro agli scolari indisciplinati.
In questo momento, la frase da usare più adatta sarebbe: "Tiriamo a campare, finchè va…".

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